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Esploriamo le meraviglie della Val Taleggio

Nel cuore della pittoresca Val Taleggio, tra le maestose vette delle Alpi bergamasche, si cela un tesoro incantevole: l’Ecomuseo, custode e narratore della storia millenaria e della ricca cultura di questa terra. È un luogo intriso di magia, un caleidoscopio di tradizioni, sapori e storie che si intrecciano come fili d’oro nel tessuto della Valle. In questa intervista esclusiva, ho avuto il privilegio di conversare con Marta Pesenti, la straordinaria Presidente dell’Ecomuseo della Val Taleggio.

Il suo ruolo va oltre il mero titolo istituzionale. Marta è la custode appassionata di un patrimonio unico, desiderosa di condividere con il mondo intero le meraviglie di questa valle incantata. Con il respiro sospeso, mi ha accompagnato attraverso un viaggio suggestivo nella storia e nella natura che circondano l’Ecomuseo.

Ma cos’è, in fondo, un Ecomuseo? È molto più di un luogo fisico. È un legame tangibile tra la storia, l’ambiente naturale e la comunità locale. È un catalizzatore di tradizioni, un’offerta di saggezza antica mescolata all’innovazione contemporanea. L’Ecomuseo è un tempio vivo che esalta il passato per illuminare il futuro, è un racconto senza tempo che abbraccia chiunque si avvicini con cuore aperto e mente curiosa. Immergiamoci attraverso le parole di Marta Pesenti in un viaggio nel tempo e nella cultura della Val Taleggio.

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Intervista a Marta Pesenti, custode dell’Ecomuseo

D: Ciao Marta, è un piacere conoscerti oggi e ti ringrazio già da ora per il tempo che ci dedicherai. Partiamo subito con la nostra intervista. Potresti darci una panoramica generale sulle attività dell’Ecomuseo della Val Taleggio, per chi non lo conosce, quali sono i principali obiettivi e la missione del vostro progetto?

R: L’Ecomuseo della Val Taleggio è un’istituzione culturale nata nel 2008 e riconosciuta dalla Regione Lombardia. L’Associazione Ecomuseo della Val Taleggio, invece, è nata in seguito e si impegna a promuovere lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione socio-economica dell’area territoriale. Per Ecomuseo si intende tutto quello che praticamente la valle ha da offrire, nei vari campi: territorio, patrimonio e popolazione. Quando si parla della Val Taleggio in realtà, si parla spesso e solo di qualcosa ormai scontato, ovvero la si associa alla filiera casearia del formaggio. Bisogna però ricordare che hanno un grande valore anche la parte storica, paesaggistica, i sentieri, la cultura stessa che la valle offre. Come associazione, senza scopo di lucro, siamo quindi un gruppo di volontari e cerchiamo appunto di valorizzare le risorse umane ed ambientali presenti sul territorio. Abbiamo 3 porte Ecomuseali, ovvero 3 uffici turistici, posti ai tre ingressi della valle. In Valle puoi infatti entrare, dalla Valsassina, venendo da Lecco e qui si trova la porta di Vedeseta, oppure da Peghera e una a Sottochiesa. Questi sono appunto i nostri punti di riferimento. I turisti possono rivolgersi a queste porte per avere informazioni sul territorio, conoscere le attività e cosa poter fare in valle. Sono locali che vengono usati anche per incontri e per l’accoglienza di gruppi turistici. Come associazione ci occupiamo anche della parte ricettiva. Abbiamo due baite denominate Baite & Breakfast, caratterizzate dal tipico tetto in piöde (pietra locale). Sono utilizzate come strutture ricettive, anche per lunghi soggiorni. Recentemente sono state inoltre, completamente ristrutturate.

D: Quali attività sono previste per i bambini presso l’Ecomuseo? Come vi assicurate che anche i più piccoli possano apprezzare l’importanza del patrimonio culturale e naturale della Val Taleggio? Quali sono le attività specifiche che offrite per creare un’esperienza coinvolgente per tutta la famiglia?

R: Principalmente lavoriamo tanto con le scuole, e quindi con i gruppi, ad esempio tra poco avremo un gruppo di scout. Per i ragazzi delle scuole abbiamo delle installazioni multimediali, create parecchi anni fa, che permettono di conoscere un po’ tutta la filiera casearia. L’installazione “In vaccanza” è un viaggio multisensoriale dove i bambini possono assaporare i sapori dell’alpeggio. Poi c’è “Tu Casaro”, un’installazione dove i bambini e i ragazzi di tutte le età possono produrre con le loro mani il loro formaggino e portarlo a casa. Piccoli e grandi saranno guidati dai video e impareranno cos’è il caglio, la cagliata, il siero, le temperature del latte. Infine c’è l’ultima installazione “Stagìonàti”, si arriva al termine del processo, ovvero alla stagionatura, dove sempre guidati da un video, riescono a scoprire come avviene la stagionatura. Potranno infine assaporare il formaggio, che sprigiona tutti i suoi aromi naturali, appoggiato sulla scalera di legno. Per partecipare a queste attività, generalmente le persone ci contattano tramite i social network o la mail. Altrimenti, in occasione delle feste, collaboriamo con le associazioni o il Consorzio dello Strachitunt e nelle locandine viene evidenziata anche la nostra attività. L’obiettivo è sempre quello di offrire un pacchetto completo per chi viene in valle, in modo da poter vivere un’esperienza ricca.

D: Ottimo, ora parliamo un po’ di te, come e quando hai iniziato il tuo coinvolgimento con l’Ecomuseo della Val Taleggio, qual è stata la sensazione che hai provato di fronte a un progetto così unico e sfidante? Qual è la sua storia personale di legame con la Valle?

R: Io sono nata qui in Val Taleggio, mio papà, mio nonno, siamo tutti qua. I primi anni ho avuto modo di conoscere l’Ecomuseo, perché avendo un ristorante qui in valle, partecipavo alle iniziative dell’associazione, in sinergia con gli altri ristoratori. Il tempo però per me era veramente poco, per cui non ho mai potuto dedicarmi in prima persona, gestendo un’attività in proprio. Quando nel 2019 ho chiuso, per ragioni personali, ho dato la mia disponibilità. Ho deciso di lavorare come dipendente e avere più tempo a disposizione per la collettività e soprattutto per fare ciò che mi interessa davvero. Ora posso finalmente dedicare più tempo, anche se non è mai abbastanza per i numerosi progetti e idee che vorremmo portare avanti.

D: Parlando del tuo ruolo come Presidente, cosa ti motiva e ispira di più nel lavorare a stretto contatto con la comunità e la cultura locale? Quali sono le tue motivazioni personali nel portare avanti questo progetto?

R: Partiamo dal fatto che Presidente o no, nell’associazione siamo lì un po’ tutti a pari livello. Ognuno cerca di dare il suo contributo per il tempo che ha a disposizione. In realtà, c’è sempre bisogno di una figura legale di rappresentanza per una serie di pratiche burocratiche da svolgere e fortunatamente mi piace anche quella parte, la faccio abbastanza con piacere. Mi motiva la voglia di valorizzare una valle che è conosciuta veramente poco. Negli ultimi anni sicuramente si sta aprendo un pochettino di più, anche grazie alle nostre attività, ma ancora c’è molto lavoro da fare. Diciamo che non è conosciuta tantissimo per quello che secondo me offre realmente, anche rispetto ad altri paesi di montagna. Possiamo dire che non ha nulla da invidiare, e ha le sue peculiarità. Mi piace poi l’idea di fare qualcosa per gli abitanti della valle e vedere che lo sforzo è apprezzato e capito. Spesso però, il problema è proprio questo, da fuori viene sempre riconosciuto, i turisti ed i visitatori sono sempre felicissimi della piacevole scoperta. Tante volte invece, si fa molta fatica a farsi apprezzare da chi vive qui. Sono proprio le persone della comunità che spesso non comprendono appieno le nostre attività e l’importanza che hanno anche per loro. Sono dell’idea che pubblicizzare la valle porta profitto a tutti, porta profitto ai caseifici, a chi ha la casa, porta profitto al muratore che le case le sistema, è un indotto per tutto il paese. Non solo per chi ha un bar o ristorante, che potrà avere più clienti. Questi sono posti che altrimenti andrebbero morendo. Per questo motivo, serve un bel impegno e una bella motivazione e fortunatamente negli ultimi anni stiamo raccogliendo degli ottimi risultati e i frutti dei nostri sforzi. La stessa pandemia, che da un lato è stata orribile, dall’altro ha spinto a chi aveva la seconda casa in Val Taleggio a ritornarci e riscoprire ciò che di bello la valle ha da offrire. Hanno riscoperto la natura, il tempo per pensare, il riposo, la tranquillità. Una necessità che sta andando oltre gli anni di covid.

D: Ci sono novità o progetti futuri che vuoi condividere con noi, riguardanti lo sviluppo e l’espansione dell’Ecomuseo?

R: Abbiamo appena terminato l’ultimo progetto dell’anno, che ha portato via parecchio tempo. Ad ottobre inoltre, ci siamo occupati dell’organizzazione della “Festa del ritorno” che gestiamo ogni anno. Per il resto, siamo in una fase di programmazione e valutazione dei nuovi progetti per il prossimo anno. Ci occuperemo infatti della selezione e della partecipazione ai bandi, che comunque è anch’essa un’attività parecchio impegnativa che porta via tanto tempo, che impone anche delle competenze tecniche specifiche. A fine anno, infatti ci fermiamo sempre un attimo, per discutere, pensare alle attività future e programmare il calendario. Le iniziative sono sempre tante e veniamo coinvolti in tanti progetti. Come tutte le associazioni con volontari, il tempo a disposizione non è però mai abbastanza. Il periodo di alta occupazione per noi è comunque l’estate, anche se con le scuole e quindi le installazioni lavoriamo tutto l’anno. Lavoriamo tanto anche per la recettività con le baite, per le varie feste soprattutto in estate. Un progetto che ormai si ripete ogni anno è legato alla collaborazione con NAHR (Nature Art & Habitat) con sede in Italia e filiale in America. Ogni anno abbiamo gruppi di studiosi e artisti che pernottano un mese e partecipano a vari workshops sui temi diversi (natura, aria, fuoco alcuni esempi). Grazie a Ilaria Mazzoleni che nasce qui ma insegna architettura a Los Angeles collaboriamo con loro, e tutto ciò è in relazione all’ambiente della Valle. Questo progetto non solo porta queste persone dall’America a studiare, ma anche gente da Milano o Bergamo, che partecipano all’evento che dura circa un mese. E’ un bel momento di confronto e crescita.

A proposito di confronto, proprio questo pomeriggio abbiamo un tavolo con gli altri Ecomusei della Lombardia per discutere insieme sul futuro delle attività e per cogliere spunti e consigli. Ci sono sicuramente Ecomusei più grossi del nostro e con una storia più lunga, con iniziative e un’organizzazione salda e solida. Si tratta per noi di un momento di incontro fondamentale. Possono nascere sicuramente nuove idee interessanti.

D: C’è una storia, un’esperienza, un progetto o un aneddoto particolare che ti ha profondamente emozionata durante il tuo percorso all’Ecomuseo, che desideri condividere con i nostri lettori?

R: Come puoi immaginare, noi stiamo in piedi per la maggior parte con i contributi e la partecipazione ai bandi. Un paio di anni fa, siamo riusciti a partecipare a un progetto che ho potuto seguire dall’inizio alla fine e ne sono particolarmente fiera. Tramite un bando che abbiamo vinto, abbiamo potuto comprare del materiale per lavorare coi bambini, materiale informatico, ma soprattutto abbiamo preso anche un automobile, 4×4 con la possibilità di trasportare un disabile. Questa scelta è stata fatta per due funzioni, una è quella di portare anche i disabili a visitare gli alpeggi, l’altra invece ha una motivazione più sociale. Sai benissimo che in Val Taleggio abbiamo un po’ di disagi relativi ai trasporti. L’auto in questo caso è utile per portare gli anziani o chiunque ne abbia bisogno, a fare le visite mediche o semplicemente a fare la spesa. Un progetto che è utile anche per le persone del luogo. Grazie anche alla collaborazione di volontari, che non fanno parte dell’associazione dell’Ecomuseo, abbiamo potuto gestire il tutto. Si sono prestati per smistare le telefonate e infine anche per guidare. Penso che questo sia una cosa che va al di fuori del turismo e che serve per aiutare direttamente, e non solo indirettamente, il territorio, offrendo un servizio sociale in più.

D: Infine, parliamo della rete che avete creato sul territorio e come collaborate con le attività locali, tra cui proprio il nostro Borgo Zen. Cosa direbbe a coloro che visitano il nostro centro olistico per incentivare la loro partecipazione e il coinvolgimento all’Ecomuseo?

R: Walter è stato, secondo me molto coraggioso e un pioniere. Ha creduto profondamente nella valle e nel trasformare quello che era un albergo in un progetto di grande rilievo. In effetti, pensando alla ricettività di ora, non so che futuro potesse avere l’originale funzione di ospitalità, e proprio per questo è stato un bel azzardo da parte sua, ma ben ripagato. Ciò che ci lega a IL Borgo Zen è il fatto che i nostri ospiti che visitano la valle e i loro ospiti ricercano le medesime cose, la tranquillità, la natura, il mangiar sano, il benessere. Tutto ciò che noi cerchiamo di trasmettere è, di fatto, racchiuso nell’essenza e nella filosofia de IL Borgo Zen. Chi viene qui ha bisogno di purificarsi, eliminare lo stress, ritrovare sé stesso e la pace, e questo può avvenire anche con una semplice passeggiata nel bosco, tramite magari anche la degustazione di un formaggio, che è prodotto qui e che non trovi ovunque. Inoltre, i nostri gruppi sono spesso vegani o vegetariani e il luogo ideale è IL Ristoro Zen dove puoi trovare proprio una cucina vegetariana e vegana e sicuramente più ricercata e di alto livello. L’idea di benessere de IL Borgo è quella che ci accomuna e che accomuna tutta la valle, di cui ne è l’emblema. Poco tempo fa, a tal proposito, abbiamo registrato insieme una puntata di EssereBenEssere, l’Etica del vivere che mostra le bellezze della Val Taleggio, i nostri progetti e mostra quanto entrambi abbiamo obiettivi e mission comuni.

D: Come intendete coinvolgere le comunità locali in modo diretto?: Quali strategie applicate per sensibilizzare appunto la popolazione locale e quali strumenti si utilizzano?

R: Cerchiamo sempre di organizzare qualcosa che non sia solo rivolto a far conoscere la valle per chi viene da fuori ma proviamo a coinvolgere attivamente la gente del posto. E torno sempre al servizio dell’auto che lo ritengo un chiaro esempio e indica sicuramente la direzione che vogliamo intraprendere. Per far conoscere il progetto abbiamo fatto proprio una presentazione, con tanto di benedizione e rinfresco rivolto a tutte le associazioni. La macchina è stata presentata proprio come uno strumento al servizio della comunità, non è nostra ma serve per chi ha bisogno. Coinvolgendo anche volontari esterni all’associazione dà modo di capire che cerchiamo di fare qualcosa di costruttivo anche per la valle. Sicuramente è questo l’aspetto che non è appieno percepito dagli abitanti. Le persone spesso pensano che il tour nel circuito caseario crea introiti solo a chi produce e vende il formaggio. Non è proprio così, e bisogna in questo momento comunque riconoscere che questi produttori sono coloro che principalmente danno il lavoro alla gente di qua e gli consente di non abbandonare la valle. Le iniziative possono essere diverse sicuramente, però anche la classica visita ai caseifici, più conosciuta e sicuramente più facile da promuovere, dà lavoro a tutti. Una volta che sono in Val Taleggio le persone poi faranno altro

D: Marta, qual è il suo sogno più grande per l’Ecomuseo della Val Taleggio nei prossimi anni? Quale impatto spera di avere sul territorio e sulle persone che lo visitano?

R: Il desiderio è quello di essere più riconosciuti e un po’ più aiutati, questo sempre per poter offrire un servizio migliore alla comunità. Piú siamo e più, ma soprattutto meglio, riusciamo a fare. E riuscire finalmente a creare noi dei pacchetti turistici che offrono un’esperienza completa a chi viene in valle. Essere più proattivi e propositivi non solo ricettivi. Al momento ci limitiamo a rispondere alle richieste di collaborazione, senza avere ancora il tempo per proporci noi in prima persona. Prima del covid, ad esempio, andavamo noi nelle scuole a presentare il progetto. Purtroppo questa attività è rimasta in sospeso ma vorremmo riprenderla. Uno dei tanti obiettivi per il futuro. Insomma di cose da fare ce ne sarebbero tante, ma sicuramente riusciremo con perseveranza e passione a raggiungere i nostri obiettivi.

L’intervista con Marta Pesenti, presidente dell’Ecomuseo della Val Taleggio, ci ha offerto uno sguardo affascinante sul patrimonio storico e naturale che questa meravigliosa valle può offrire. Le parole di Marta hanno trasmesso una passione contagiosa per la protezione e la valorizzazione di questo angolo di paradiso, invitandoci ad esplorare e scoprire le splendide bellezze della Val Taleggio. Non possiamo che invitarti a visitare il nostro mondo e vivere un’esperienza indimenticabile, tra tradizione, bellezza e sensazioni che solo questa valle ci regala.

Ti aspettiamo, con il cuore aperto!

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